sabato 23 giugno 2012

Water pebble: il tuo gadget salva acqua!

Quanta acqua serve davvero per farsi una doccia senza sprechi? Ad aiutare noi water lovers c'è water pebble un gadget amico dell'ambiente. Water pebble, ideato da Paul Priestman e commercializzato dall'azienda inglese Dry Planet é un  piccolo oggetto circolare, ovviamente costruito con materiale interamente riciclabile, da posizionare nel fondo della nostra doccia. Dopo ogni getto d'acqua la lucina di cui e' dotato  diventa di colore verde se il consumo idrico é ridotto , di colore giallo se siamo vicini allo spreco, fino al colore rosso, segnale che stiamo esagerando. Ma i vantaggi dati da water pebble non finiscono qui: infatti è in grado di memorizzare la quantità di acqua che abbiamo consumato nelle precedenti docce, aiutandoci a  monitorare il nostro consumo idrico complessivo e conseguentemente anche l'energia impiegata e i soldi spesi. Non male, vero?

Save water save life!

 Sarah Diotallevi - Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua P.s. Da oggi water pebble e' presente anche in Italia nella nuova versione v2!

ART NIGHT VENEZIA E UNESCO 23 GIUGNO 2012

Nell’ambito dell’iniziativa organizzata e promossa da UNESCO Venice Office presso la propria sede di Palazzo Zorzi (Castello 4930, Venezia) sabato 23 giugno 2012, ore 18.00 – 24.00     si svolgerà l’evento     Art Night Venezia 2012 – L’arte libera la notte,       Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua in collaborazione con Università Ca’ Foscari Venezia (Dipartimento di Economia), Veritas e WWF presentano un evento speciale per il calcolo della nostra impronta idrica.   Dalle 18.00 alle 20.30 Dialoghi sull’Impronta Ecologica: il pubblico avrà la possibilità di incontrare Alessandro Galli, responsabile scientifico per il Mediterraneo del Global Footprint Network, ed Eriberto Eulisse, direttore del Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua,  i quali dialogheranno con i presenti, spiegando la teoria dell’Impronta Ecologica (un indicatore utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto la capacità della Terra di rigenerarle). Grazie a dei supporti informatici, i visitatori avranno la possibilità di calcolare il proprio impatto sulle risorse del pianeta.     Il tema dell’impronta ecologica legato all’acqua, quello del consumo di acqua “virtuale” connesso alla nostra alimentazione e ai nostri stili di vita, e quello della produzione di rifiuti superflui dovuti al consumo di acqua di bottigliette in PET saranno sviluppati dal Centro Internazionale per la Civiltà dell’Acqua Onlus.     Presso il piano nobile di Palazzo Zorzi, alle ore 18.00, sarà illustrato e discusso  il divertente  calcolatore sull’impronta idrica elaborato da WWF in collaborazione con l’Università della Tuscia: www.improntawwf.it/carrello/ L’interessante progetto promosso dall’Università Ca’ Foscari (Dip. Economia) in collaborazione con Veritas, dal titolo “More Water Less Plastic” sarà invece presentato e discusso dal prof. Carlo Giupponi (lavoro di gruppo degli studenti di Economia dell’Ambiente). Il progetto, teso a promuovere l’uso dell’acqua con bottigliette ricaricabili in città turisticamente frequentate come Venezia, illustra la sostenibilità e la convenienza dell’uso di bottigliette ricaricabili presso il Campus universitario di San Giobbe.     Perché non adottare soluzioni più sostenibili, con benefici evidenti per tutti gli attori (compreso l’ambiente)?     Dalle 21.30 alle 23.00, verrà eseguita in prima assoluta La Sinfonia delle Dolomiti, composta ed eseguita dal chitarrista Alberto Grollo, che sarà accompagnato per l’occasione dal Five Strings Quartet e dal tastierista Piero Brovazzo. Quest’opera celebra la bellezza delle Dolomiti, inserite dal 2010 nella lista UNESCO del Patrimonio Mondiale, cercando di trasmettere, attraverso la sinfonia delle sue note, le emozioni che si vivono assistendo al succedersi delle stagioni nello straordinario panorama dolomitico.     Concluderà la serata un brindisi all’insegna della sostenibilità       Come raggiungere UNESCO Venice Office UNESCO Venice Office ha sede presso Palazzo Zorzi a Venezia (Castello 4930). Il modo più semplice per raggiungere Palazzo Zorzi è prendere il vaporetto n. 1 da Piazzale Roma o dalla Ferrovia, e scendere alla fermata San Zaccaria. Percorrere Calle degli Albanesi, giungendo a Campo San Filippo e Giacomo. Girare a destra e prendere la prima calle a sinistra. Percorrere Calle della Corona e attraversare un ponte. L’ingresso di Palazzo Zorzi è alla fine di Salizada Zorzi, sulla sinistra prima di un altro ponte. Tempo di percorrenza dalla fermata del vaporetto “San Zaccaria” a Palazzo Zorzi: 10 minuti. Per maggiori informazioni: www.unesco.org/venice    

mercoledì 13 giugno 2012

ARRIVA ECO WATER: DIRETTAMENTE DA ROMA LA NUOVA BOTTIGLIA ECO FRIENDLY





Nate dalla collaborazione tra il Comune di Roma con Zetema, le eco water sono bottigliette con il logo di Roma capitale acquistabili presso tutte le librerie del “Sistema Musei Civici” di Roma Capitale, o presso il punto di informazione turistica (P.I.T.) di via dei Fori Imperiali per la modica cifra di 2 euro. Molto pratiche e facili da portare sempre con sé perché pieghevoli, sono pensate per essere riempite con l'acqua dei “nasoni” romani. 


 
Questa interessante iniziativa è nata dopo aver calcolato che in media ogni turista utilizza 2,2 bottigliette di acqua al giorno, per arrivare fino a 5 nelle giornate più afose: un'enorme quantità di plastica destinata ad essere abbandonata e ad inquinare l'ambiente. Con eco-water invece si riducono sia il costo che l'impatto ambientale.
Certamente un oggetto eco friendly che potrebbe sostituirsi ad altri souvenirs provenienti dalla capitale...e voi, cosa ne pensate?

Sarah Diotallevi – Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua.

giovedì 7 giugno 2012

GOCCE DI MEMORIA FLUVIALE: INTERVISTA A RICCARDO CAPPELLOZZA, L'ULTIMO BARCARO.


Barcaro da tre generazioni, Riccardo Cappellozza descrive la sua gente come “zingari acquatici, persone con molto senso della fratellanza che si aiutavano tra loro. Ci si dava una mano senza avanzare nulla l'uno dall'altro”. Un lavoro certamente non facile il suo, che ti costringeva ad imparare cento mestieri, dall'accendere il fuoco a pulire il cappello del capitano.
A 13 anni, appena finita la seconda guerra mondiale, si imbarca per il suo primo viaggio per dare una mano al padre. La barca era sconquassata a causa del conflitto e il viaggio durò ben 4 mesi “durante il quale non ho mai visto la mia madre”.
Parlando di navigazione potrei riempire cinque divine commedie, ogni giorno una diversa avventura. Il mio ricordo più bello risale al 1946: eravamo a Tor di Fine vicino a Caorle e abbiamo caricato la barca di grano. Era appena finita la guerra, avevamo patito la fame e lì di fronte a noi avevamo 1700 quintali di grano. Era una cosa incredibilmente bella”.
La vita sulla barca era faticosa perché “navigare non è certo andare a passeggio. Ma la nostra fatica non era fatica, si doveva fare così. Una volta per lo sforzo sono stato cieco per un'ora: avevo trainato con le spalle una barca da 200 tonnellate. Ora ho 60 anni di lavoro alle spalle, e un'esperienza straordinaria. Quello del barcaro è un bel mestiere senza padroni. Il nostro unico padrone era la natura.”



Viaggiare a bordo di un burchio è un privilegio perché si parla di archeologia navale, “io sono nato in barca e per me la vera barca e' in legno. Le altre non mi dicono niente. La mia barca, muta, parlava”. Navigare in quegli anni era completamente diverso da oggi, in primis per le condizioni dell'acqua: “fino al 1953 si beveva l'acqua dei fiumi, la migliore era quella del Po, durava in botte fino a 20 giorni mentre quelle del Brenta e dell'Adige solo 10 giorni. Il grande cambiamento l'ho notato a partire dal 1962: il Po non era più quello di prima, l'acqua era diventata nera.” Lo stesso vale per la viabilità fluviale, “una volta i fiumi avevano le draghe che portavano la sabbia altrove scavando il canale per la navigazione ma oggi quasi tutto è abbandonato. Ecco perché ci sono esondazioni ad ogni pioggia”.
Una carriera singolare quella di questo barcaro, che dopo essere sceso dalla sua barca si sentiva un pesce fuor d'acqua e ha fatto i lavori più disparati prima di racchiudere nel Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme tutto ciò che il padre gli aveva insegnato.


 
Nato nel 1999, questo museo è una perla sconosciuta alla terraferma “ed io ho promesso a tutti i vecchi barcari che finché avrò fiato parlerò della nostra storia”. L'idea è nata per caso in seguito alla mostra fotografica “Canali e burci”, prima opera di Cappellozza, che ha ottenuto riconoscimenti internazionali. “Questa idea è nata in biblioteca”, racconta, “parlando con il bibliotecario Franco Sandon abbiamo detto che si poteva fare un museo partendo dalla mostra fotografica. Io ci ho pensato molto e non ho dormito per 3 notti. Poi ho cominciato a crearlo. Per cinque anni ho restaurato tutto questo imparando come si restaurano il legno e il ferro: mi sono dunque dedicato io alla ricerca, al restauro e all'allestimento.”
Non è stato facile far nascere tutto questo” ma, continua Cappellozza “ho ricevuto anche grandi soddisfazioni, per esempio nel 2009 sono stato nominato padovano eccellente, e questo grazie ai visitatori del museo.



E a 80 anni voglio ancora migliorare, perché quello che mi ripaga è la soddisfazione del pubblico che viene qui. Per me il burcio è stata una grande scuola di vita...io ho la quinta elementare, ma il remo è stata la mia penna stilografica per scrivere la mia storia sull'acqua”.

Sarah Diotallevi – Centro Internazionale Civiltà dell'acqua.
Foto: Francesco Trotta.

mercoledì 6 giugno 2012

I SILICONI NEI COSMETICI: SAPPIAMO COSA CI SPALMIAMO ADDOSSO?





I siliconi sono polimeri inorganici molto versatili: sono idrorepellenti, duttili, antistatici, resistenti alle alte temperature, resistenti all'invecchiamento (quindi purtroppo non biodegradabili) e chimicamente inerti. L'insieme di queste caratteristiche li ha resi molto appetibili agli occhi delle aziende cosmetiche da sempre alla ricerca dell'ultima novità. L'uso dei siliconi rende le creme, lo shampoo e il balsamo più morbidi e piacevoli al tatto, e inizialmente gli effetti su pelle e capelli sono molto soddisfacenti: la nostra pelle apparirà liscia e morbida e la nostra chioma lucente. A lungo andare però questi vantaggi si rivelano apparenti...
I prodotti per capelli con i siliconi all'interno non nutrono il capello ma bensì ne rivestono il fusto, coprendo le squame e donandogli un aspetto setoso. Il capello però non è realmente nutrito, ma solo rivestito da questa pellicola sotto la quale continua a rovinarsi...col passare del tempo i siliconi o seccano i capelli favorendo le doppie punte oppure li rendono flosci e pesanti.
Applicando i siliconi sulla nostra pelle si produrrà una patina che la renderà liscia e morbida, apparentemente perfetta. Ma in poco tempo accentuerà la secchezza e i punti neri, perché non le permette di respirare. .
Per evitare questi spiacevoli inconvenienti è sufficiente prestare attenzione all'INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) e consultare il biodizionario! 





Generalmente sono siliconi tutte quelle sostanze che finiscono in -one, -ticone e -siloxane. Cerchiamo di essere consumatori consapevoli...LEGGIAMO LE ETICHETTE!
Sperando di esservi stata utile vi do appuntamento al prossimo articolo,

Sarah Diotallevi – Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua.

martedì 5 giugno 2012

INAUGURAZIONE DI ACQUEDOTTO A EL SALVADOR




Il nostro direttore: inaugurazione di acquedotto (sistema di pompaggio, filtrazione e distribuzione) per quattro comunità rurali di El Coyolito, Dip. Chalatenango, El Salvador. Opera realizzata da COSPE/ADEL con il contributo dell'AATO Laguna di Venezia (foto: R. Tanduo).